venerdì 2 settembre 2011

Recensione: "La ragazza gigante della contea di Aberdeen" di Tiffany Baker

Titolo: La ragazza gigante della contea di Aberdeen
Titolo originale: The Little Giant of Aberdeen County
Autore: Tiffany Baker
Editore: Zero91
Pagine: 416
Prezzo: 18.60€
Data d'uscita: 17/03/2011
Quando la madre di Truly Plaice rimase incinta, l’intera cittadina di Aberdeen si riunì per scommettere sul peso del nascituro che era stato capace di deformare così tanto la donna da farle assumere proporzioni epiche. La giovane Truly avrebbe pagato il prezzo della sua enormità. Suo padre la incolpava per la morte della madre avvenuta durante il parto ed era assolutamente mal equipaggiato per crescere la figlia gigante e sua sorella maggiore, nonché suo esatto opposto, Serena Jane, la personificazione della perfezione femminile. Mentre le notevoli dimensioni di Truly la rendono oggetto di curiosità e umiliazioni costanti, la bellezza di Serena Jane si dimostra essere una benedizione e una maledizione allo stesso tempo. Il fatto di essere la più bella ragazza della città la farà infatti diventare l’ossessione di Bob Bob Morgan, il più giovane del clan dei Morgan, dottori di Aberdeen da generazioni. Bob Bob darà il via a una catena di eventi che cambierà il destino dell’intera contea.Crescendo, in età e in larghezza, Truly si troverà sempre più legata al destino di Serena Jane diventando lei stessa uno degli obiettivi dell’intenso interesse di Bob Bob. Scoprendo però il segreto della famiglia Morgan, il libro delle ombre vecchio di secoli, nascosto da Tabitha, prima moglie-strega del dottore, avrà la possibilità di trovare la chiave per il suo unico futuro possibile. Armata dei pericolosi segreti del passato di Aberdeen, Truly affronterà presto decisioni morali in grado di cambiarle la vita. Praticando i suoi rimedi curativi a base di erbe, si sentirà sempre più saldamente legata al cerchio della città, finché non verrà a conoscenza di una rivelazione così enorme da farla apparire minuscola. Truly sarà costretta ad affrontare i propri demoni, ridefinire la pietà e prendere in considerazione la possibilità che l’amore non possa essere ordinato entro certe dimensioni.
Recensione
Essere diverso a volte è una maledizione, a volte aiuta nella vita a non andare oltre la propria situazione, a non sobbarcarsi nuove difficoltà ma a vivere quello che si ha da vivere senza altre sofferenze.
La ragazza gigante della contea di Aberdeen fonda le proprie radici, citando proprio le parole della scrittrice, in un patchwork di anime, in un agglomerato di sedimentazione culturale di natura umana e di generazioni a confronto che vanno sedimentandosi e confluendo in una contea, in un territorio che offre la possibilità di raccontare una storia che ha dello spessore.
Ci troviamo in un mondo contemporaneo, ambientato forse qualche decennio addietro al nostro, ma non troppo lontano dal vissuto quotidiano giornaliero che tutti conosciamo, da quello che siamo abituati a vedere nei primi film americani a colori, in un mondo né troppo arretrato né moderno ma chiuso in se stesso, sulle tradizioni e su ciò che tutti sanno del loro vicino.
Il libro parte inizialmente con qualche perplessità, senza veramente dare l’idea di dove voglia andare a parare, ma lasciando il tempo al lettore di ambientarsi alla narrazione degli eventi, al passato e al presente, per poi procedere per tempo dall’origine della vicenda, dal fulcro della storia. Perché in realtà, questa non è la storia di Truly, anche se è lei la protagonista, anche se è la sua vita che leggiamo e che lei stessa intesse, ma è la storia di come la tradizionalità degli eventi viene scombussolata dalla frenesia della crescita, dal trascorrere del tempo sul tempo. E’ la storia di come un mistero può condizionare parte della propria vita.
Tutto ha inizio quando un uomo si allontana dal proprio dovere patriottico e va in cerca del proprio destino, di un luogo dove dare inizio ad una nuova vita ed identità, portando la modernità e affogando con essa il fantasma delle vecchie conoscenze. La storia parte col primo Robert Morgan che decise, stanziatosi ad Aberdeen, di diventarne il medico d’onore, e che per ottenere tale ruolo si sposò con la cosidetta “strega del villaggio”, la quale ben presto abbandonò la propria arte per soccombere al nuovo dovere di moglie e madre delle generazioni future. Quasi fosse una maledizione, da lei nacque un figlio maschio che prese il nome di suo padre, Robert Morgan, e la sua carriera di medico, e a sua volta suo figlio fece altrettanto, fino a che non si giunse al tempo di Truly.
La gigante Truly, che di favolistico non ha nulla, tranne il nome, nacque in circostanze normali, o quasi, ma accollandosi un destino infausto, fatto di discriminazione e di difficoltà. “Non puoi alterare qualcosa di tanto grande”, questo è ciò che da sempre la accompagna, la grandezza delle sue proporzioni, un' anomalia genetica cui nessuno vuole dare un nome, su cui si vuole scommettere, scherzare pesantemente, e che pochi riescono ad accogliere dentro di se. La sua grandezza non ha nome fino a che non si vuole darne uno.
Nessuno di noi è nato per durare, ma non per questo dobbiamo ignorare il presente.” Essere quello che si è diventa la forza di Truly, la sua carta vincente per affrontare dolori e nuove sfide. La lotta di una "spugna" che l’accompagna nella ricerca del proprio destino, della propria grandezza interiore. Lei non è un’eroina ma un personaggio inopportuno degli eventi che in qualche modo cerca di vivere il tempo a lei concesso destreggiandosi tra quello che le persone sono, e il modo in cui vogliono apparire. Dopo quasi metà libro si passa ad una narrazione pressante e trascinante, dove il mistero, la tradizionalità, la curiosità, l’incertezza e la possibilità esoteriche, si mescolano e a mano a mano diventano la carta vincente della vicenda.
Con personaggi come Robert Morgan l’ultimo dottore sinistro e crudele, Amelia, l’amica che ha da sempre capito come “le parole sono qualcosa da usare con misura, come la candeggina”, Marcus, la potenzialità della conquista finale affettiva, o Bobbie, la nuova generazione che porta con sé il grande cambiamento, il lettore, e la stessa Truly, passo passo che trova la propria consistenza e solidità con quello che c’è fuori e dentro di se, si trova a che fare con “l’ombra cornuta della morte” che, con l’inganno, muove la vita e lo scorrere degli eventi.
La storia che si ha la possibilità di leggere in questo libro influenza di molto il giudizio finale. Ci si trova al cospetto di qualcosa che assume le proprie fattezze solo una volta raggiunta la sommità degli eventi, e si rimane conquistati da ciò che si può trovare tra le righe della vicenda a mano a mano che ci si avvicina alla fine. Un libro che trova radici nella complessità del genere umano e nel modo più opportuno di affrontare la morte, i misteri che ci si porta nella tomba, per apprezzare la vita di quanti decidono di vivere come un gigante tra le persone. Anche se dentro si è piccoli e fragili come non mai.

Giudizio: ★★★★

3 commenti:

  1. Bellissima recensione, davvero complimenti. A me questo libro non è piaciuto per nulla, ho trovato molesto il continuo essere perseguitata da tutte le sfighe del mondo della protagonista, la stessa Truly odiosa e priva di spessore e la narrazione assolutamente piatta. Credo che la tua recensione gli attribuisca più meriti di quel che ha, ma complimenti!

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  2. Io ho amato moltissimo questo libro: è una di quelle letture che non vedi l'ora di portare a termine ma che non vorresti mai che finisse perché ti mette a tuo agio, come una vecchia coperta che non ti decidi a buttare o l'orsacchiotto che ti portavi ovunque!
    Devo confessare che mi sono anche presa una bella cotta per Marcus :)!
    Ciao a tutti!!!

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  3. Grazie Francesca. E' un pò una via di mezzo tra i vostri commenti. Può inizialmente annoiare, ma poi se lo si vede nella giusta ottica ed originalità risulta una lettura ricca di spessore.

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