RecensioneLia e Cassie sono amiche dall'infanzia, ragazze congelate nei loro fragili corpi, in competizione in un'assurda gara mortale per stabilire chi tra loro sarà la più magra. Lia conta maniacalmente le calorie di tutto quello che mangia e di notte quando i suoi non la vedono si sfinisce di ginnastica per bruciare i grassi. Le poche volte che mangia, cerca di ingerire cose che la feriscono, come cibi ultrapiccanti, in modo da "punirsi" per aver mangiato. Si ingozza d'acqua per ingannare la bilancia nei giorni in cui la pesano. Quando eccede nel cibo ricorre ai lassativi e passa il tempo a leggere i blog di ragazze con disturbi alimentari che si sostengono a vicenda. Nel suo libro più toccante e poetico dopo Speak, finalista al National Book Award, L. H. Anderson esplora l'impressionante discesa di una ragazza nel vortice dell'anoressia.
Un argomento difficile come quello dell'anoressia non è mai facile da raccontare e tanto meno da leggere. Mi sono, così, accostata alla lettura di questo libro con una sorta di titubanza, di sottile paura per un tema sul quale ne sapevo e ancora ne so davvero troppo poco perchè distante da me anni luce.
Appena ho iniziato il libro ho dovuto anche fare i conti non solo con questa mia resistenza psicologica ma anche con la difficoltà a capire e comprendere a pieno un tipo di scrittura particolare che nell'immediato non sono riuscita a fare mia. La Anderson ha un modo di scrivere tutto suo fatto di brevi frasi ad effetto, frammenti di pensiero che si susseguono intervallate da espedienti come una frequente numerazione ripetuta. I numeri sono la chiave di questo romanzo. Sono 33 come le volte in cui Cassie, la notte in cui è morta, ha telefonato a Lia senza ricevere risposta. Sono 300, 150, 275 come il numero di calorie che Lia quasi come un disco rotto ripete ossessivamente nella mente ogni volta che mangia. Sono 45, 43, 41, 38, 36 come i chili che Lia vorrebbe raggiungere.
Lia, sì. La protagonista. Devo ammettere di averla odiata con tutte le mie forze. A volte avrei voluto poterle dare due sberle, scuoterla, per farle capire quanto è preziosa la vita, che spreco inimmaginabile di sè stessa e del suo corpo stava perpretanto per raggiungere quella sorta di "perfezione" fisica che altro non è che la trasformazione di sè in fantasmi fatti di ossa.
"Wintergirls" è un romanzo a tratti crudo che pone il lettore di fronte alla terribile realtà di una ragazza che vede nella magrezza la propria fortezza. Un controsenso per chiunque ma non per chi soffre di anoressia, non per Lia che continua a non mangiare o a nascondere il cibo, benchè il desiderio di ingoiarlo la divori dentro, ma solo perchè in quel modo si può sentire "forte".
E' un libro dai toni duri, diretti che non può non colpire il lettore che viene con forza accompagnato a conoscere i più intimi pensieri di chi ha fatto del cibo il suo peggior nemico e della bilancia un'amica preziosa.
Giudizio:
Sai Keira purtroppo per chi non ha vissuto (e meno male dico io) il problema dell'anoressia dà vicino, alcune cose possono sembrare fastidiose o comunque non capibili a pieno.
RispondiEliminaLavorando in ospedale e avendone studiato gli effetti devastanti posso dirti che quello che scrive la Anderson è tutto vero e queste ragazze non capiscono a pieno di cosa si stanno privando per via di problemi che hanno a monte e che non riescono a districare e a risolvere se non con l'aiuto di un terapista e di un medico e di infermieri capaci da stargli vicino in maniera delicata. Il controllo spasmodico che hanno sul proprio peso è tutto ciò che le appaga. Comunque ancora non ho letto il libro della Anderson ma lo farò a breve e ti saprò dire meglio.
Ti ringrazio per tutte le news che ci dai sui libri e per le tue recensioni che trovo a dir poco stupende!
Ti abbraccio forte
Erika
Ps. Ho letto Hunger games di Suzanne Collins e avevi ragione è stupendo^^
Erika, hai perfettamente ragione. Per chi non ha mai vissuto personalmente o almeno da vicino un malattia come l'anoressia non può capire fino in fondo questa triste patologia.
RispondiEliminaGiuro, per tutto il libro ho provato una rabbia incontrollabile verso Lia, la protagonista del romanzo. Non riuscivo a comprendere, e ancora non ci riesco, come sia possibile credere che non mangiare possa significare essere belle e forti.Ovviamente a monte ci sono tutta una serie di altri problemi ma vorrei davvero capire cosa scatta nelle testa di queste persone per dire: non mangio più.
Ti faccio i complimenti Erika, il tuo lavoro non deve essere facile per nulla...
E ti ringrazio per le tue belle parole!
Hunger Games mi è rimasto nel cuore, sono contentissima che ti sia piaciuto!!
Ti assicuro Keira che tutto quello che hai provato leggendolo è assolutamente NORMALE. Purtroppo l'anoressia è complicata da capire e soprattutto da curare. Di anoressia non si guarisce mai definitivamente, una parte di te sarà sempre legata a lei. E' difficile da spiegare e purtroppo non sono brava a scrivere come te ma spero di essermi spiegata nella maniera più chiara possibile.
RispondiEliminaPosso dirti che nella testa di queste ragazze (e anche ragazzi) scatta qualcosa, i numeri, il peso l'attività fisica spasmodica li rendono felici e fieri se poi ci metti che quando si guardano allo specchio vedono un altra immagine da quella che percepiamo noi (patologia chiamata dismorfofobia) la frittata è bella che fatta.
Continua cosi Keira, continua a scrivere quello che pensi anche se non tutti saranno pienamente daccordo con te^^
Sei forte
Un bacione grande
Erika
Ti assicuro Keira che tutto quello che hai provato leggendolo è assolutamente NORMALE. Purtroppo l'anoressia è complicata da capire e soprattutto da curare. Di anoressia non si guarisce mai definitivamente, una parte di te sarà sempre legata a lei. E' difficile da spiegare e purtroppo non sono brava a scrivere come te ma spero di essermi spiegata nella maniera più chiara possibile.
RispondiEliminaPosso dirti che nella testa di queste ragazze (e anche ragazzi) scatta qualcosa, i numeri, il peso l'attività fisica spasmodica li rendono felici e fieri se poi ci metti che quando si guardano allo specchio vedono un altra immagine da quella che percepiamo noi (patologia chiamata dismorfofobia) la frittata è bella che fatta.
Continua cosi Keira, continua a scrivere quello che pensi anche se non tutti saranno pienamente daccordo con te^^
Sei forte
Un bacione grande
Erika
Ammiro il modo in cui sei riuscita a parlare di questo romanzo.
RispondiEliminaIo ho fatto molta fatica, infatti sono riuscita a pubblicare la recensione solamente qualche minuto fa.
E pensare che avrei avuto talmente tante cose da dire! Un libro toccante.
Molte volte comunque ho avuto i tuoi stessi pensieri.
Ah, a proposito... bellissimo questo questo pezzo "I numeri sono la chiave di questo romanzo. Sono 33 come le volte in cui Cassie, la notte in cui è morta, ha telefonato a Lia senza ricevere risposta. Sono 300, 150, 275 come il numero di calorie che Lia quasi come un disco rotto ripete ossessivamente nella mente ogni volta che mangia. Sono 45, 43, 41, 38, 36 come i chili che Lia vorrebbe raggiungere." non so perchè, ma mi ha colpita!
Sei stata chiarissima Erika, non potevi esserlo di più!
RispondiEliminaE ti rigrazio ancora per le tue bellissime parole!!!
Cate, ho avuto la tua stessa difficolta temo!Il libro l'ho finito più di una settimana fa ma fino ad oggi non sono riuscita ad esprimere quello che questo libro mi aveva comunicato. Strana come cosa. Forse è proprio la difficoltà dell'argomento che ci ha frenate...
Non potevo non sottolineare la presenza dei numeri!Vengono ripetuti in maniera così ossessiva che mi sono rimasti davvero impressi!
Decisamente un libro che non fa per me, apprezzo chi però ha il coraggio di leggerli. E anche perchè no di arrabbiarsi.
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