mercoledì 21 settembre 2011

Recensione: "La concubina russa" di Kate Furnivall

Titolo: La concubina russa
Titolo originale: The Russian Concubine
Autore: Kate Furnivall
Editore: Leggereditore
Pagine: 662
Prezzo: 14,00€
Data d'uscita: 28/07/2011
altro: primo libro trilogia Russian Concubine
Cina 1928. In una città insidiata da ladri, pericoli e sofferenze di ogni sorta, la giovane Lydia ha dovuto imparare presto a sopravvivere. Proviene da una famiglia dell’aristocrazia russa, esiliata in seguito alla repressione bolscevica. A cinque anni ha visto morire suo padre e da allora il suo cuore è andato in frantumi. Ma Lydia non ha tempo per volgersi al passato, sua madre ha bisogno di lei e farà di tutto per assicurarle una vita dignitosa,persino commettere piccoli furti. È durante una delle sue uscite in cerca di fortuna che incontra il giovane Chang An Lo. Fra i due è amore a prima vista, è come se si fossero riconosciuti nella solitudine terribile che li sovrasta. Tuttavia, la loro complicità li spingerà a introdursi in luoghi in cui non avrebbero mai dovuto avvicinarsi: quelli delle lotte di potere fra comunisti e nazionalisti. Nonostante tutto sembri ostacolarli, in un’epoca in cui l’amore sembra la scelta meno indicata, Lydia e Chang non sono in grado di ignorare un sentimento che mostra loro, forse per la prima volta, una promessa di felicità.

Recensione

Ci sono libri che non si dimenticano mai. Libri che ti entrano nel sangue, sotto la pelle e che diventano una costante unica della propria mente. Questo romanzo sfiora abilmente tali parametri di lettura, ai quali solo pochi libri possono accostarsi a pieno titolo. Se avete letto ed amato, ma anche odiato, non sono schizzinosa, la trilogia di Paulina Simmons con i suoi "Tatiana e Alexander", allora avete buone probabilità che possiate apprezzare o eventualmente disdegnare, la storia di Kate Furnivall con i suoi pupilli Lydia e Chang.
Ancora una volta la Russia diviene il fuoco dirompente che dà inizio alla vicenda. Ancora una volta la guerra e soprattutto i comunisti divengono il movente per dare il via a quello che è l’imput narrativo della vicenda. Ma se il freddo gelo della Siberia è la scintilla della situazione, la culla che accoglie la sua fiamma questa volta è la Cina dei primi del ‘900. I reduci di una giovane piccola famiglia, piegata e tagliata dalla guerra russa, trovano un riparo nell’internazionale Junchow, una città costruita attorno alle antiche mura di una città cinese preesistente, da uomini di diverse nazionalità, che hanno visto in essa un nuovo destino.
Un agglomerato di culture e ceti si confonde, lotta, ed usurpa una terra che non è loro. In questo insediamento arido di storia propria, ma carico di quelli che sono le diversità culturali e le motivazioni che spingono ciascun cittadino a rivaleggiare sull’altro senza mezzi termini, si consuma quella che è una lotta non solo al potere, ma anche al predominio dell’uomo sull’uomo.
Quello che si incontra, man mano che si prosegue con la lettura, non è solo la nascita di un sentimento che lega a filo stretto due opposti sociali, culturali, nazionali, morali e molto altro, come la ragazza-volpe e il falco, ma anche la lotta di una madre contro il proprio passato, di una figlia contro il proprio destino, di guerriglie intente nella supremazia reciproca, e di come ogni questione privata del singolo personaggio possa determinare o influire sulla sorte di una persona estranea.
La storia d’amore tra i due personaggi, stranieri tra di loro, è soffocata per buona parte della vicenda, ma allo stesso tempo sollecitata, anche se invano, nella sua attuazione, da quello che è l’intreccio di vite dei vari personaggi, legati l’uno all’altro sempre più, a mano a mano che si arriva alla sua conclusione. La storia non corre, ma approfondisce questi stessi legami facendo perdere di efficacia e d’attenzione al momento sentimentale il cui apice non viene mai raggiunto. Solo una volta che finalmente il lettore vede sfociare la possibilità di qualcosa di più decisivo, è trascinato nella barbarie umana che l’abile penna della scrittrice ha saputo riportare con veridicità.
Kate Furnivall, nel suo intento narrativo, lascia sì spazio all’amore ma solo come una parte del tutto, facendo sì che ogni azione non ruoti unicamente attorno a Lydia e Chang, a quello che li lega o li divide, ma bensì anche attorno alla vita del resto di alcuni cittadini di questa stessa micro popolazione, quasi globale, che non maschera la propria natura ma cerca di sviscerare ed usurpare ciò che non gli appartiene.
Pregi e difetti concordano su un unico piano che può sia affascinare il lettore, sia ribaltare la propria sorte fino all’evolversi degli eventi. Molto probabilmente si può essere concordi sul fatto che non sia un capolavoro, ma sicuramente ci va molto vicino, grazie alla minuzia dei particolari storici e sociali che sfociano nel corso della lettura e che danno credibilità e veridicità alla narrazione.
Unico grande interrogativo risiede però nella scelta del titolo. Chi o cosa è realmente la Concubina Russa...? Non è di certo quello che ci si aspetta, ma qualcosa di più sottile che forse attende la sua seconda parte per trovare una risposta.

Giudizio: ★★★★ - -

4 commenti:

  1. Questo libro mi interessa da un po' e devo dire che la tua recensione mi fa ben sperare! :D

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  2. Di solito non leggo le recensioni prima di aver letto un libro, le leggo solo per i libri che, sono convinta, non leggerò mai...
    purtroppo (per me) mi hai fatto venir voglia di leggerlo!! uff!!

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  3. Concordo con questa splendida recensione. E' un romanzo che non è riuscito a coinvolgermi, l'ho trovato anche piuttosto ripetitivo anche se non è certamente brutto.

    Bluefly

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  4. brava blue, hai capito tutto. sotto il punto di vista romantico non ha ingranato, ma non si può dire che non sia stato curato sotto altri aspetti e meritatamente.

    grazie raga, è da provare sulla propria pelle.

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